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Ponte Cava Pian di Carlo

Tra le problematiche che da anni affliggono la nostra valle di non minore importanza è quella rivestita dalla zona ex Cava Pian di Carlo: dalla continuità di accesso alle abitazioni poste sulla riva sinistra del Varenna attraverso il guado, alla rinaturalizzazione dello scempio del territorio perpetrato negli anni: prima cava, poi stabilimento di asfalti, oggi deposito di terre e rocce da scavo provenienti da molteplici cantieri cittadini che continua a ricevere materiale, posponendo a oltranza la sistemazione dell’area, che si dice da tempo deve essere fatta, ma che ancora non si compie,con il complice silenzio delle istituzioni e nell’assuefatta indifferenza di molti.

Il guado, diventato operativo dopo la devastante alluvione del 1993 che isolò per mesi l’intera zona, è stato per anni, ed è tuttora, l’unica viabilità possibile per il transito veicolare dei residenti.
Alla luce delle più recenti e maggiori restrizioni intervenute in materia di dissesto idrogeologico e di sicurezza, in conseguenza a fenomeni alluvionali sempre più frequenti ed improvvisi, rischia di venire interdetto definitivamente comportando le immaginabili gravi conseguenze per chi vive dall’altra parte del fiume.

Da ormai quasi trent’anni le amministrazioni comunali che si sono succedute, hanno confermato più volte la necessità di realizzare un ponte che ovviasse alla pericolosità del guado, non fruibile in occasione di allerta meteo, ma frequentemente non praticabile anche in assenza di allerta, delegando la responsabilità della gestione di tale accesso agli abitanti e agli operatori della ex cava Pian di Carlo.
Nonostante i molti anni trascorsi da quella alluvione, qualcosa ha cominciato a muoversi dal 2014 e solo dal 2019, grazie all’impegno e alla perseveranza degli abitanti, del Comitato e della consulenza di uno studio legale, è stata fatta la ricostruzione ed il riordino cronologico della documentazione relativa a tutto quello che è stato detto e scritto in tutti questi anni sull’argomento, per sollecitare e sensibilizzare le nostre istituzioni sull’urgenza di un’opera ormai necessaria e non più procrastinabile.
Incontri sul posto, in sede comunale e di circoscrizione, comunicazioni ed interpellanze con Assessori e Consiglieri comunali, hanno reso più concreto il progetto di realizzazione di tale ponte, ma nonostante impegno, costi e sforzi impiegati, la burocrazia e la lenta e scarsa comunicazione tra i soggetti pubblici e privati coinvolti, dopo tante promesse verbali e ripetuti slittamenti, non è ancora stata raggiunta la condizione per ottenere il via definitivo alla costruzione dell’opera. Da uffici differenti vengono richieste continue integrazioni al progetto ed il temporeggiare, da parte di chi deve integrare tali documentazioni, fanno supporre che la volontà di passare ai fatti sia solo continuare a far passare il tempo.
Un atto dovuto, il minimo risarcimento per un annoso e dannoso sfruttamento del territorio che tarda sempre più ad arrivare.
Si evidenzia che il progetto dovrebbe essere finanziato dagli stessi soggetti che da anni realizzano i loro, seppur leciti, interessi economici, eppure anche in questa situazione il Comune non sembra voler cogliere l’opportunità, benché dallo stesso paventata ed espressamente citata nelle documentazioni a nostre mani.
Con l’approssimarsi delle elezioni amministrative del 2022 ed il fantasma del progetto di gronda che continua ad aleggiare sulla Val Varenna, si rischia di veder azzerare i risultati fino ad oggi raggiunti, sacrificando sempre e comunque i diritti ed il benessere della nostra comunità.
Gli abitanti e il Comitato non si arrendono, nuove puntate si aggiungeranno alla serie “Il ponte che non c’è”, continuate a seguirci.

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