Prendere l’auto e addentrarsi in Val Varenna può portare a sorprendenti scoperte. Lasciandosi alle spalle la costa, intaccata dal degrado dell’industrializzazione, il paesaggio cambia progressivamente mostrando un piacevole equilibrio tra case, antichi borghi e una natura a tratti impervia e selvaggia. Se la parte alta della valle mostra un paesaggio ancora quasi incontaminato, in cui l’affiorare delle rocce solo raramente lascia il posto a macchie boscose nell’incavo delle vallette di brevi rii, nel tratto più prossimo alla costa possiamo incontrare piccoli insediamenti che dal torrente hanno tratto la loro origine.
La particolare natura delle rocce, in grado di convogliare l’acqua in modo costante tutto l’anno, ha permesso la nascita di un considerevole numero di mulini e cartiere le cui ruote hanno caratterizzato il paesaggio umano e naturale di questo territorio nello scorrere di alcuni secoli. Le tracce di questi edifici, alle volte davvero imponenti, si sono progressivamente perdute, inizialmente abbandonate e poi trasformate per andare incontro alle mutate necessità dei tempi.
Ma qua e là ne troviamo traccia riconoscibile: nei ponti a schiena d’asino che numerosi attraversano il Varenna, nelle chiesette e cappelle in cui si riunivano le antiche comunità, nell’ultima ruota della cartiera di Carpenara che tenacemente testimonia un passato di cui altrimenti si perderebbe memoria.
Oggi prendere l’auto e addentrarsi nella valle permette di toccare con mano una trasformazione urbana e sociale le cui tracce nel territorio permangono in forme sempre più labili. Ma allo stesso tempo permette di ritrovare in un ambiente naturale che si è ripreso il suo spazio e che sta lentamente costruendo nuove identità.
Francesca Pieri